relazioni

La dimensione dei gruppi

Mia nonna paterna era un’ostetrica.
Mia nonna materna, una tessitrice e cucitrice.
Mia madre, una commessa in un negozio di abbigliamento.
Nelle mie radici il nutrimento del portare alla luce, del tessere, sciogliere nodi, rammendare, dare forma, valorizzare, facilitare, incontrare, accogliere, stare, vestire.
Da artigiana delle relazioni, sento di portare attraverso altre immagini e metafore i movimenti di senso e le preziosità anche di chi è stato prima di me, proprio perché nulla è separato.
Ho iniziato a condurre gruppi a 21 anni. La dimensione del gruppo è sempre stata per me fonte di scoperta, meraviglia, di connessione più grande e continuo approfondimento.
Nel gruppo le unicità si incontrano, le differenze si svelano e si valorizzano, i sistemi e le appartenenze vibrano, le memorie si intrecciano su piani invisibili e permettono riconoscimenti, rispecchiamenti, confronti, intuizioni.
Il potere del gruppo di facilitare quell’auto-consapevolezza capace di farci sentire radicati e attenti osservatori delle nostre relazioni e reazioni, così come più capaci di sentire le nostre emozioni, è qualcosa che difficilmente si può descrivere. È necessario viverlo.
Il facilitare l’emersione del potere di ogni persona, della propria essenza è un po’ come accompagnare alla nascita, o forse ad una rinascita.
Da anni nella conduzione dei percorsi di conTatto con le emozioni, sulla rabbia e l’aggressività, sui cambiamenti, sulla libertà di essere, nei percorsi di conTatto sicuro e diversamente difesa, porto con me uno zaino nel cui interno ci sono metodi e strumenti che nel continuo della mia formazione ho acquisito e che, al di là del programma pensato e creato, utilizzo in base alle persone presenti nei diversi gruppi.
Ogni gruppo è unico e, come sottolineo ogni volta, nessuno si ritrova in quel cerchio “a caso”. Ci sono forze, energie, risonanze, sincronicità più grandi che muovono processi oltre il controllo.
Permettere che il campo, determinato dalle memorie di ciascun membro, sveli ciò che vuole essere osservato rispetto a nodi trigenerazionali, automatismi, stili di sopravvivenza, emozioni bloccate, reazioni e programmi appresi permette attraverso una nuova consapevolezza, la rinascita della propria liberà espressione, della propria spontaneità e della propria riconnessione al sé più autentico. Attraverso l’utilizzo della creatività, l’allenamento all’ascolto, l’accoglienza, il riconoscere e il tollerare l’intensità delle emozioni e l’osservare da una nuova prospettiva la propria storia è possibile riportare alla luce la propria essenza, facilitando il benessere.
Esiste un termine inglese, “tailoring”, che tradotto significa “cucire su misura”, “cucire addosso”. Ogni persona e ogni gruppo sono unici, così come uniche sono le strade percorse nell’accompagnare le persone; non attraverso ricette ma attraverso la capacità di saper individuare quale sia lo strumento più in sintonia in quel determinato momento, in quel contesto, proprio per quelle persone. Proprio come una tessitrice.
Credo che la capacità di attraversare un cambiamento, un momento di crisi, un periodo di confusione, ricucire vecchie ferite, passi attraverso la possibilità di apprendere nuove modalità grazie al fare esperienza.
Nei percorsi di gruppo, così come nelle formazioni e nelle supervisioni, prediligo inserire momenti in cui fare esperienza: con le mani, con le immagini, con il corpo, con la creatività, con il gioco (che è una cosa seria), alternando leggerezza e profondità, accompagnando le persone, in un luogo protetto e custodito, a spingersi un po’ oltre la propria zona di confort, confrontandosi, nella consapevolezza che ogni proposta è sempre pre-pensata in una cornice che tiene in considerazione le diversità di tempi e modi, la gradualità, il “per” e mai “contro”.
Ritrovare o esplorare il piacere e l’apprendimento grazie e attraverso l’incontro e lo scontro con l’altra persona nello stare in relazione, nell’essere relazione, è un aspetto di prevenzione preziosa per la salute nostra e della collettività, è un’opportunità di sguardo e di nuovo posizionamento verso il riconoscimento delle nostre radici per riaprire le nostre ali.


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