Metodi e strumenti

Il mio lavoro di accompagnamento attraverso il counseling si basa sul valorizzare e connettere l’integrazione tra corpo, mente, emozioni, relazioni e reazioni attraverso l’utilizzo di metodi attivi, Playback Theatre, tecniche mutuate dalla kickboxing e dal pugilato, metodi e tecniche derivate dall’integrazione di diversi approcci.
Mi sono formata all’utilizzo di molteplici strumenti, che impiego nelle sessioni individuali o di gruppo per accompagnare le persone nel loro percorso, accogliendo e valorizzando l’unicità e la diversità di ciascuno. Attraverso essi, facilito la riflessione e l’emersione delle risorse personali delle persone e dei professionisti in relazione con la propria e altrui emotività, con i ruoli scomodi, in connessione con i propri sistemi di appartenenza e di vita personale/professionale.

Mi affido al potere della relazione e ai vari strumenti, i quali, posti tra me e l’altra persona muovono apertura nel mondo interno dell’altro, offrendo la possibilità di sbloccare, di fare movimenti, di cambiare prospettiva, di assumere una posizione diversa, di trasformare.
Credo che attraverso il sentire del corpo e il riconoscimento dei suoi segnali, l’ascolto delle emozioni, l’espressione della propria creatività, la possibilità del fare esperienza diretta, integrando corpo e parola, mente e cuore, sia possibile ri-significare e trasformare le nostre esperienze e la nostra storia personale.

Nelle sessioni di counseling e nelle attività formative e di equipe lavoro utilizzando metodi e tecniche mutuate principalmente da:
approccio sistemico-relazionale,
metodi attivi,
strumenti analogici,
Playback Theatre,
tecniche mutuate dalla kickboxing e dal pugilato,
psicogenealogia e costellazioni familiari,
metodo PI® Psicobiologia emotiva comportamentale Integrata.

Foto di: Arisa Chattasa on Unsplash, Elena Bongiovanni, –


Approccio sistemico-relazionale

L’approccio sistemico relazionale ritiene che, per conoscere il comportamento umano, le comunicazioni interpersonali e familiari, le organizzazioni aziendali ed istituzionali, le interazioni tra uomo e natura sia importante indagare le relazioni tra gli elementi di quel fenomeno ed il contesto nel quale questo avviene, più che i singoli elementi.

In tutti i contesti in cui l’approccio sistemico-relazionale viene utilizzato per affrontare difficoltà o fasi di cambiamento (counselling individuale, familiare, di gruppo, consulenza organizzativa, ecc.) i “sintomi”, i segnali di difficoltà o stallo non vengono considerati come indicatori di patologia o devianza, ma come una risposta a situazioni o richieste del sistema di relazioni significative, percepite come problematiche e incontrollabili.

L’essere umano è il centro di un’infinita rete di rapporti con il mondo e con gli altri esseri umani. Ciò significa che l’uomo fa parte di un sistema più ampio, di una rete di relazioni che si intersecano e in cui i vari membri in rapporto tra di loro si influenzano a vicenda. I segnali ed i “sintomi” vengono osservati come messaggio che il singolo lancia alle persone per lui importanti, al suo sistema di riferimento, per manifestare un disagio che è proprio del sistema stesso.

Il fiume modella le sponde e le sponde guidano il fiume.
Gregory Bateson


Metodi attivi

I metodi attivi costituiscono quel bagaglio di strumenti e metodi che si rifanno alle teorie di J.L.Moreno, e includono, tra gli altri,  tecniche psicodrammatiche e sociodrammatiche, role playning, sociometrie, playback theatre.

Tali metodi permettono alle persone di sperimentare e fare esperienza diretta, sempre pensata, strutturata e graduale, attraverso la messa in scena, l’attivazione corporea, la stimolazione della propria ed unica creatività e spontaneità, facilitando l’utilizzo di risorse stra-ordinarie presenti e talvolta poco allenate. Consentono alle persone, ai gruppi, alle organizzazioni, alla comunità di facilitare una più libera espressione di sé, contemplando i molteplici livelli che le attraversano (emotive – cognitive – corporee-relazionali- sociali- archetipiche) e rendere maggiormente consapevoli le connessioni e i possibili nuovi sguardi riconducibili ad esse.

Foto di: Marco Bianchetti on Unsplash

“Un incontro a due: sguardo nello sguardo, faccia a faccia. E quando sarai vicino io coglierò i tuoi occhi per metterli al posto dei miei, e tu coglierai i miei occhi per metterli al posto dei tuoi, poi ti guarderò con i tuoi occhi e tu mi guarderai con i miei.”
Jacob Levi Moreno


Strumenti analogici

Gli strumenti analogici contemplano tutte quelle tecniche che richiedono non solo l’utilizzo delle parole, ma il fare, l’esperire, al di là di una già ben nota narrazione e dal controllo, favoriscono una migliore comprensione, presa di consapevolezza, connessione tra parti interne, delle situazioni e permettono di progettare possibili trasformazioni.

Tali tecniche non vengono utilizzate a fini interpretativi o valutativi, ma adeguatamente adattate in base all’unicità di ogni persona, gruppo, storia, percorso possono essere un valido supporto in tutte quelle situazioni in cui è presente un blocco, uno stallo, in cui non si riescono ad assumere nuovi sguardi, intravedere possibili connessioni e proprie soluzioni, per ritrovare le proprie risorse, il proprio potere, la propria creatività e bellezza. Sono veri e propri strumenti medium, mezzi, nella relazione tra counselor e clienti e non vengono mai utilizzati fini a se stessi, ma integrati in un percorso/formazione e necessitano di un ascolto profondo che tenga conto dell’universo di significati dell’altro/a.

Alcuni esempi tra le molteplici tecniche: genogramma, utilizzo di immagini, collage, mazzi di carte, teli, colori.

Quando qualcuno ti ascolta davvero senza giudicarti, senza cercare di prendersi la responsabilità per te, senza cercare di plasmarti, ti senti tremendamente bene. Quando sei stato ascoltato ed udito, sei in grado di percepire il tuo mondo in modo nuovo ed andare avanti.
Carl Rogers


Playback Theatre

Il playback Theatre “E’ una forma originale di teatro di improvvisazione nella quale il pubblico o i membri del gruppo raccontano storie tratte dalla loro esperienza, e possono vederle rappresentate dagli attori all’istante. Il PT sottolinea l’importanza e la dignità dell’esperienza personale, consente alle persone di vedere la loro vita da una nuova prospettiva, e le mette in stretto contatto con la loro comune umanità. Jonathan Fox e Jo Salas, mettono a punto alla fine degli anni settanta il playback theatre, portando a sintesi tecniche psicodrammatiche, teatrali ed espressive in collegamento con le prime intuizioni moreniane sulla spontaneità ed il teatro improvvisato. L’intento è quello di coinvolgere la comunità, portando in scena, rendendo visibili i problemi, le aspirazioni, oltre che gli elementi simbolici e rituali.” Dotti Luigi_La forma della cura. Tecniche socio e psicodrammatiche nella formazione degli operatori educativi e della cura, ed.Franco Angeli 2013.

Utilizzato in molteplici ambiti: performance pubbliche, congressi, gruppi di counseling, formazioni, supervisioni, ambiti professionali, aziendali e di sviluppo personale ha lo scopo di connettere, valorizzare e offrire sguardi molteplici alle narrazioni e alle storie delle persone e della comunità.

““Il teatro del pubblico e’ un teatro comunitario. Dalla comunita’ escono i drammi e gli attori che li mettono in scena… E i drammi in cui ci troviamo coinvolti non sono quelli che maturano nella mente degli artisti, bensi’ quelli che nascono nella vita di ogni giorno, nell’animo della gente semplice, molto prima che raggiungano la sensibilita’ degli artisti. In altre parole, noi ci occupiamo di dramma ad un livello in cui la separazione tra estetica e terapia non ha senso…”
Jacob Levi Moreno


Tecniche mutuate dalla kick-boxing e dal pugilato

Le tecniche mutuate dalla kickboxing e dal pugilato derivano da un personale e professionale approfondimento durato circa 16 anni.
La pratica sportiva a livello agonistico, l’aver vestito la maglia azzurra nella nazionale italiana di kickboxing, la personale curiosità, ricerca e studio oltre e durante la pratica hanno creato artigianali connessioni utili nel facilitare consapevolezza emotiva, relazionale, e rispetto ai propri funzionamenti ed automatismi.
Gli allenamenti, le relazioni, il tatami ed il ring, le attrezzature, le protezioni, i movimenti di attacco, difesa, parata, spostamento, anticipazione, la forza, la resistenza, le emozioni, gli obiettivi e infiniti altri aspetti permettono, se approfonditi ed esperiti, di connettere queste metafore ai movimenti personali, professionale, vitali e relazionali di ognuno/a.

Tali tecniche ed attività sono rivolte a tutti, indipendentemente dall’età e dalle capacità fisiche e vengono integrate, per esempio, all’interno dei percorsi di ConTatto con la Rabbia e ConTatto Sicuro.

Il compito di descrivere le esperienze più private può essere paragonato al calarsi in un pozzo a raccogliere piccolissime schegge di cristallo, indossando spessissimi guanti da pugile in pelle. La percezione delle sensazioni viscerali è fondamentale per la consapevolezza emotiva. Quando si attivano le sensazioni viscerali e si ascolta il nostro cuore spezzato le cose cominciano a cambiare”
Bessel Van der Kolk


Psicogenealogia e costellazioni familiari

Le costellazioni familiari per me sono uno strumento per facilitare le persone nel riconoscere i nutrimenti del proprio albero, veicolati dalle radici (la propria storia e le storie di chi prima) ricchi di forze limitanti (mandati, traumi, credenze, schemi, “mantra”, compensazioni…) e forze alleate (sintomi, segnali, desideri, doni…). Per riappropriarsi della propria sacra unicità, del proprio potere e della propria meraviglia generata fan dall’origine da un sì’ alla vita.

Il metodo della Costellazione Familiare è basato sull’interazione tra il costellatore o facilitatore, il campo morfico del sistema che viene rappresentato ed il campo quantico umano, del pianeta, universale.

Foto di: Laura Fuhrman on Unsplash

Ognuno di noi è collegato al proprio sistema sia biologicamente sia attraverso campi di energia che si sono informati nel corso del tempo in seguito ad eventi che hanno portato un forte impatto emozionale in una determinata generazione. La preziosa capacità del sentire che appartiene ad ognuno/a di noi, più o meno allenata e/o dimenticata si fa mezzo per veicolare movimenti e situazioni che vogliono essere svelate ed osservate, prese in consapevolezza per interrompere schemi ripetitivi che generano malessere, pacificare parti del nostro albero e di chi prima di noi, per liberare le proprie fronde. Le proprie ali.

La visione immaginale ed il cammino della psicologia immaginale divengono l’arte di dialogare con l’invisibilità, del riconoscere che l’uno è nel tutto e tutto è nell’uno. Che siamo distinti ma non separati dal tutto.
Il “lavoro” immaginale avviene sempre in quella soglia liminale in cui vita e morte, conscio e inconscio si incontrano e dove nascono tutte le immagini che poi divengono eventi della nostra vita.
“Lavorare” in modo immaginale non solo guarisce le ferite del passato, ma consente anche una rivisitazione del rapporto con la parti più oscure e scomode di noi, con la nostra storia, con le nostre radici che ci nutrono attraverso forze limitanti e alleate. L’importanza di riconoscerle, di attraversare emotivamente il loro portato, di liberarlo, permette di ri-trovarsi, ritrovando appartenenze, forza, potere, gratitudine.

Mi sono formata con Selene Calloni Williams in Psicogenealogia e Costellazioni familiari ad Approccio Immaginale (James Hillman). Da tempo continuo il mio approfondimento delle Costellazioni Familiari partecipando a formazioni, approfondimenti e a momenti di Costellazione con altri/e costellatori/costellatrici integrando la mia formazione e rendendo il mio modo di accompagnare e condurre le Costellazioni Individuali attraverso l’utilizzo di oggetti, teli, playmobill in una modalità che va integrandosi e in divenire tra mie capacità di ascolto, sentire profondo e presenza.

Se riusciamo a riparare le perdite del passato, a ripulire l’albero genealogico, almeno simbolicamente, allora possiamo riprendere la nostra vita evitando di ripetere i traumatismi nel corso delle generazioni”.
Anne Ancelin Schützemberger


Metodo PI® Psicobiologia emotiva comportamentale Integrata

Il metodo PI® (psicobiologia emotiva comportamentale integrata) – “assessment emotivo-comportamentale nelle relazioni di aiuto” è una metodologia di intervento che integra ISTP (Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy), il Metodo Paul Ekman (7 emozioni fondamentali), NARM (modello relazionale neuro-affettivo) e modelli di coaching.

La centralità del metodo è basata sul “qui e ora” tra le persone (professionista e cliente), e sulla possibilità di prendere contatto con le proprie emozioni più profonde ed inconsce, connesse a momenti critici della propria fase di vita, a situazioni e blocchi che la persona vuole risolvere e di come questo contatto generi ansia e difese psichiche nella stessa, creando una distanza, una resistenza, tra la consapevolezza e queste emozioni.

Le difese dalle emozioni si sviluppano nei primi anni di vita, quando avvengono mancate risposte ai propri bisogni da parte delle figure di attaccamento. Le ferite dell’attaccamento, che ne derivano, e i traumi ad esse associati sono talmente dolorosi che la psiche attiva dei meccanismi di difesa, che impediscono di sentire quel dolore.

Il corpo è messaggero di informazioni riguardo tali conflitti interiori e durante la seduta questo diviene evidente, così si rendono visibili le modalità con cui emerge l’ansia (il tappo delle nostre emozioni), mentre ci si approssima al contatto con le emozioni inconsce, e come poi l’ansia viene scaricata nel corpo, dando origine a molteplici sintomi.

Incontrare, contattare emozioni profonde, aprirsi alla possibilità di sentirle, riconoscerle, esprimerle, notare le difese e i segnali corporei dell’ansia allenandosi a regolarla, in un setting sicuro e protetto, permette l’accesso diretto alla possibilità di risignificare dentro di sé eventi e risentiti collegati a situazioni traumatiche e dolorosi del passato e del presente. Essere accompagnati ad esprimere liberamente e pienamente le proprie emozioni libera energie sequestrare nel corpo permettendo di riappropriarsi della propria capacità curativa. Mi sono specializzata nell’utilizzo del Metodo PI® con la dott.ssa Erica Francesca Poli e Diego Ingrassia… e continuo a credere profondamente nel potere della libera espressione e valorizzazione di ogni nostra emozione e ad accrescere le mie conoscenze a riguardo incontrando la meraviglia di chi si stupisce di sé ritrovandosi.

Potete andare nella vita, adulti, con il vostro bambino dentro di voi, e potete prendere vita da ogni cosa, perché la vita è in ogni cosa… Non importa quanto dolore, quanta sofferenza, non importa quello che vi è mancato o che vi manca… c’è un mondo intorno dove la vita vive comunque… La forza vitale è in noi, per il solo fatto che siete vivi… e l’istinto naturale di ognuno è di connettersi alla forza vitale: è gratuita, è disponibile dentro e fuori di voi, non importa da dove veniate… importa che andiate avanti”.
Erica Francesca Poli